Per la pittura a Pistoia al principio del Trecento. Una precisazione sull’autore delle Storie della Passione di San Giovanni Fuorcivitas
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Pubblicato 2024-04-22
Parole chiave
- Anonimo romanzo, Cimabue, Giotto, XIII-XIV Century Painting in Pistoia
Come citare
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Abstract
Al centro di questo contributo è il ciclo pittorico prototrecentesco, rappresentante le Storie della Passione, che si dispiega lungo la parete presbiteriale della chiesa pistoiese di San Giovanni Fuorcivitas; in particolare, il saggio è incardinato attorno alla dibattuta questione della paternità degli affreschi, riconsiderata a partire da una nuova lettura della cultura figurativa da essi espressa. Il rapporto stretto che lega i murali agli antichi precedenti del Cimabue pre-assisiate spinge ad anticipare la formazione del loro autore verso il nono decennio del Duecento, rendendo così poco praticabile l’idea – a più riprese ventilata dagli studi – che questi possa essere identificato con quel Lazzerino Castelli che appose la propria sottoscrizione nello sguancio di una delle monofore absidali; infatti, da un’analisi della documentazione primaria si ricava che tale artefice, talvolta denominato Lazzaro, fu in piena attività fino almeno agli inoltrati anni quaranta del Trecento, a cronologie che mal si addicono a un pittore di educazione cimabuesca, aggiornatosi solo secondariamente sul verbo rinnovato di Giotto. Del resto, una più accorta lettura dell’iscrizione in cui compare la ‘firma’ – ove si fa menzione di un «opus fenestarum» – induce a credere che l’attestato di autografia vada riferito non al ciclo pittorico ma all’elaborazione progettuale (e forse alla finitura cromatica) delle vetrate delle finestre realizzate in occasione dell’ampliamento ‘gotico’ della chiesa.