Pubblicato 2024-04-22
Parole chiave
- Tiziano,
- Francesco Maria Molza,
- Arte e letteratura italiana del XVI secolo,
- Ecfrasi pittorica,
- Pittura veneziana
Come citare
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Abstract
Il contributo prende in esame due carmi di Francesco Maria Molza (1489-1544), che traducono in versi altrettanti dipinti di Tiziano. Il poeta modenese visse buona parte della sua esistenza a Roma, tra i pontificati di Leone X e Paolo III, a contatto con cenacoli artistici e culturali di primo piano. Il primo componimento è un epigramma latino dedicato al Ritratto di Ippolito de’ Medici in veste ungherese oggi a Palazzo Pitti, dipinto nel 1532. Il testo presenta significative affinità con la cultura e la sensibilità figurativa di Paolo Giovio, amico e corrispondente del poeta. Viene poi analizzato un sonetto, verosimilmente composto anch’esso negli anni in cui Molza era alla corte del cardinale Ippolito, dedicato a un’opera che l’autrice propone di riconoscere nella Maddalena penitente di Palazzo Pitti. Si ipotizza che l’opera possa essere stata commissionata dallo stesso Ippolito de’ Medici, e si sottolineano gli elementi più originali della restituzione poetica molziana.