N. 1 (2021)
Contributi

Versi tizianeschi di Francesco Maria Molza

Pubblicato 2024-04-22

Parole chiave

  • Tiziano,
  • Francesco Maria Molza,
  • Arte e letteratura italiana del XVI secolo,
  • Ecfrasi pittorica,
  • Pittura veneziana

Come citare

Onghi, E. (2024). Versi tizianeschi di Francesco Maria Molza. La Diana, (1), 93–105. Recuperato da https://riviste.fupress.net/index.php/diana/article/view/2569

Abstract

Il contributo prende in esame due carmi di Francesco Maria Molza (1489-1544), che traducono in versi altrettanti dipinti di Tiziano. Il poeta modenese visse buona parte della sua esistenza a Roma, tra i pontificati di Leone X e Paolo III, a contatto con cenacoli artistici e culturali di primo piano. Il primo componimento è un epigramma latino dedicato al Ritratto di Ippolito de’ Medici in veste ungherese oggi a Palazzo Pitti, dipinto nel 1532. Il testo presenta significative affinità con la cultura e la sensibilità figurativa di Paolo Giovio, amico e corrispondente del poeta. Viene poi analizzato un sonetto, verosimilmente composto anch’esso negli anni in cui Molza era alla corte del cardinale Ippolito, dedicato a un’opera che l’autrice propone di riconoscere nella Maddalena penitente di Palazzo Pitti. Si ipotizza che l’opera possa essere stata commissionata dallo stesso Ippolito de’ Medici, e si sottolineano gli elementi più originali della restituzione poetica molziana.